CIBI DI UOMINI PREISTORICI 2
ENERGIA
DEGLI ALIMENTI: L’ UOMO PRIMITIVO
L'alimentazione dell'uomo
primitivo più che da carne e da altri cibi animali, come si credeva un tempo,
era costituita da cereali integrali e altri cibi di natura vegetale. I
risultati di recenti studi sulle abitudini alimentari dei popoli preistorici e
dei primati (loro progenitori), fanno pensare che il forte consumo di carne da
parte delle società moderne sia eccessivo, non sia adeguato alle capacità
biologiche del nostro organismo e sia quindi responsabile di numerose malattie
dovute ad errori dietetici: diabete, obesità, ipertensione arteriosa,
coronaropatie e cancro. Da questi studi è stato possibile dedurre che l'idea
che l'uomo primitivo fosse aggressivo, dedito alla caccia e forte consumatore
di carne, è completamente falsa. Dalle scoperte fatte da archeologi,
antropologi, primatologi e specialisti di anatomia comparata si deduce infatti
che gli uomini primitivi e i primati più che carnivori erano erbivori.
Secondo questi studiosi il pasto delle mense preistoriche era costituito,
quanto meno nell'ultimo milione e mezzo di anni, per tre quarti di cibi
vegetali e per un quarto di cibi animali, un rapporto inverso a quello del
pasto abituale dell'Americano medio.
Nelle poche culture dell'età delta pietra ancora esistenti
vengono consumati principalmente cibi di natura vegetale. Gli scienziati che
hanno studiato 58 comunità dedite alla caccia hanno constatato che il loro
pasto è costituito per il 50-70% da carboidrati complessi di origine vegetale.
Gli alimenti animali costituiscono il 25-30% del suo volume totale e nessuna di
queste tribù consuma latte, zucchero, alcool o sale.
Nel 1985 alcuni antropologi resero noto che la dieta tradizionale delle
ere paleolitiche, costituita da cereali, radici, legumi, noci, tuberi,
frutta e cacciagione, molto probabilmente impediva l'insorgenza del cancro,
delle malattie di cuore e di altre malattie degenerative. E sebbene alcune
società antiche consumassero più carne di quanta ne consumiamo noi oggi, la
quantità e la qualità dei grassi assunti erano molto diverse. L'alimentazione dei nostri lontani
progenitori dovrebbe servire da modello all'uomo moderno: gli consentirebbe di
ostacolare l'insorgenza delle cosiddette "malattie della civiltà".
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